venerdì 13 dicembre 2013

Apple iOS 7

iOS 7



Bene, bene, bene.
Avete fatto l'aggiornamento ad iOS 7 e vi sentite spiazzati, eh?
Vi capisco.
Jony Ive, quando Scott Forstall se ne è andato e Steve Jobs è morto, deve essersi sentito al centro dell'universo Apple. Ha lasciato a Tim Cook le convention e gli show sul palco, forse perché non è nelle sue corde, e si è preso la paternità del nuovo stile di iOS.
E cosa fa Jony Ive? Beh, lui non sopporta lo skeumorfismo. Lo avrete letto dappertutto, lo skeumorfismo è la riproduzione su schermo di computer degli oggetti uasti nella vita reale. E gran parte del successo di Apple e di Apple iOS è sempre stata lo skeumorfismo. Avete presente iBooks, l'app per leggere libri? Ha (aveva) la forma di uno scaffale di legno ed i libri sembrano proprio libri. Oppure l'agenda, con le finte pagine strappate e le cuciture sulla pelle. E così il calendario e le tante altre trovate che cercano di avvicinare l'utente del mondo digitale a quello reale (e viceversa).
Secondo Ive non c'è più bisogno di quest'approccio transizionale, ormai l'utente è maturo e sa benissimo che cosa fa un app senza che quell'app venga ornata per ricordare il suo emulo del mondo reale.
Bene, possiamo essere d'accordo su questo.
Qui però comincia il difficile. Come la facciamo quest'agenda, questo scaffale, questi libri e tutto il resto?
Il buon Ive si è dato allo stile minimilista tanto caro a Jobs per quanto riguarda l'aspetto estetico dell'hardware di Apple (in effetti era una carta vincente, il dispositivo aveva un design sobrio ed elegante, mentre ciò che appariva sullo schermo, cioè il sistema operativo, era colorato e ricordava il mondo reale).
Jony Ive è andato oltre. Ha minimalizzato iOS sublimandolo in una sorta di astrattismo o surrealismo informatico, rendendolo stilisticamente una sorta di negozio di dolci.





In iBooks non c'è più lo scaffale di legno, i libri non sembrano libri, ci sono solo le copertine. L'agenda è una cosa bianca con righe e numeri e basta. Anche il calendario ha solo righe e numeri, con qualche quadrato colorato per le date da ricordare.
Dov'è il problema?
Beh, le copertine dei libri, con le loro foto, le loro scritte o i loro disegni, stonano sul bianco piattissimo del nuovo iBooks. Secondo me Ive avrebbe dovuto minimalizzare pure le copertine, magari lasciando solo il titolo del libro. Tanto a che serve imitare una copertina? Basta il titolo, no?
E poi l'uso del bianco.
Su iOS 7 è qualcosa di esagerato, roba da da far male agli occhi. Molti usano l'iPad a letto prima di addormentarsi e quel flash di bianco fisso in faccia stanca, alla fine ha l'effetto di un destro del vecchio Mike Tyson.
Insieme al bianco viene unito, con elegante dosaggio, il colore, in forma di linee e quadratini. Sono colori basici, vivi, senza troppe sfumature. Ricordano vagamente lo stile di Piet Mondrian, il pittore di inizi novecento che riteneva che il disegno fosse alla sua base una forma contenente colore.
E gli album di fotografie? Sfondo bianco, un assalto a retine e pupille. Dov'è quel riposante nero di background che rendeva piacevole lo scorrere foto nelle vecchie versioni di iOS?
Sparito. Per vederlo occorre toccare la foto una volta in più e finalmente il bianco maledetto diventa nero.
Bianco, bianco, bianco, poi, non fa rima con durata batteria.
Per fare il bianco lo schermo consuma di più.
Insomma, di questo iOS 7 non se ne sentiva proprio il bisogno. Certo occorreva dare una rinfrescata, in questi campi il perfetto, pure se esiste, non ha vita lunga, perché la gente si stanca e vuole sempre qualche novità.
Putroppo Steve Jobs è morto.
A lui iOS 7 non sarebbe piaciuto o almeno lo avrebbe criticato e Jony Ive lo avrebbe corretto, magari usando meno bianco e più nero in certi casi.
Del resto Steve Jobs era un po' come il Raffaello della pittura, uno che imponeva le scelte agli utenti perché le sue scelte mediamente piacevano a tutti. E se Raffaello ti fa un quadro per casa tua, non gli  vai di certo a dire che colori deve usare.
Jony Ive, invece, non è Raffaello. E' piuttosto un Mirò o un Kandinsky, artisti bravissimi, ma che non raccoglieranno mai i consensi unanimi di Raffaello.
Una cosa è rimasta, però: l'imposizione dello stile. Per quanto si possa criticare Windows o Android o Linux, questi sistemi operativi ti lasciano almeno scegliere il colore delle loro interfacce che il più delle volte sono studiate per non stancare troppo gli occhi.
Steve Jobs era famoso perché imponeva le sue scelte, ma a lui, che era un genio, questo veniva consentito e per questo veniva acclamato.
Imporre le proprie scelte è rimasto un dogma di Apple, ma Steve non c'è più e francamente farsi imporre le scelte da Jony Ive, non è la stessa cosa. Un consiglio ad Apple?
Lasciateci personalizzare i colori e i font.
Steve non c' più, ora potete farlo.

lunedì 8 settembre 2008

Stranezze da ufficio

Inaugurazione delle curiosità da ufficio

Paolo Villaggio  ha fatto il colpo del secolo con il suo libro ormai vecchio di 35 anni, il Ragionier Fantozzi. A lui l'onore di avere riconosciuto in quella categoria, gli impiegati da ufficio, le debolezze più incredibili dell'animo umano. E di averle esposte in modo così comico e tragico allo stesso tempo.
Perciò, dato che questo è il mio blog, mi sembra naturale rendervi partecipi di alcune stranezze da ufficio.


ore 09.30

in attesa di social network più evoluti, ci sono le care e vecchie e-mail, una sequenza di fandonie che arrivano da un po' dappertutto. Quelle  cose tipo "manda questo messaggio a venti persone e vincerai un viaggio alle Canarie" oppure "se non invii questa e-mail ad almeno cinque amici, domattina a un quarto alle dieci ti colpirà la iella cosmica".
Ci sono indovinelli, storie penose, richieste d'aiuto... in 10 anni di vita da ufficio 'telematica', ovvero con un client di posta elettronica, ne avrò ricevute migliaia e sono sempre quelle. Una volta le leggevo tutte, divertito, ora le cestino senza leggerle. Sono invecchiato io o hanno rotto le scatole loro?



ore 10.45
stamane, trafelato, è arrivato il capo al rientro dalle ferie. Prima di andare nella sua stanza, mi ha salutato. "Tutto bene?".
"Certo" ho risposto io. Lui ha fatto un cenno di incoraggiamento (tipo mettiamocela tutta) e poi è andato nella sua stanza, ma prima di entrare ha bussato.
Cioè, si è bussato da solo.
Mah.
Lo stress del rientro è duro.


ore 13.40

i laziali sono a volte incredibili. Nei periodi in cui stanno sotto la Roma, diventano ossessionati dalla Roma. Seguono i giallorossi in ogni dettaglio per poterli criticare meglio, fino al paradosso in cui, pur tifando Lazio, sanno molte, ma molte più cose sulla Roma. Oggi un collega laziale mi ha raccontato che Marco Delvecchio ha segnto una doppietta. L'attaccante ormai sul viale del tramonto, gioca in Eccellenza con il Pescatori Ostia, io l'ho scoperto oggi. Gli hanno annullato un gol ed ha preso una traversa, ha aggiunto il mio amico.
E cosa fanno oggi Gautieri e Balbo? Qualche laziale lo saprà di sicuro. Perchè io non so niente di Igor Protti o Beppe Signori? I dubbi mi assillano.


ore 17.40

quasi quasi progetto la fuga e me ne vado, ma prima lascio una curiosità sul concorso (noiosissimo) di Miss Italia (è noioso perchè da uomo, se devo vedere una bella ragazza, me la vedo su internet che è pieno di materiale). La partecipante è questa:

http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/gente/miss-italia-2008-1/8.html

e nel suo nome ha, poverina, un problema che spero non diventi un destino.




Ritorno all'ufficio

Settembre, ricomincia l'odissea
Se non abitate a Roma, se abitate in altre città meno caotiche, allora non potete comprendere, ma se abitate da Calcutta in poi, passando per il Cairo e Città del Messico, allora forse potete capirmi.
Prigioniera di un traffico mostruoso e di un'arretratezza medievale, la città eterna si presenta sempre più minacciosa. Mi mette ansia.
Certo a chi abita all'Aventino e lavora ad un chilometro da casasembrano esagerazioni, diciamo però che chi fa parte di questa categoria è piuttosto fortunato. Oggi l
a massa è fuori Roma.
Perchè?
Semplice, gli appartamenti dentro il raccordo di Roma sono diventati impraticabili, a meno che non guadagniate circa 10.000 euro al mese. E anche se guadagnaste questa somma, dovreste sempre farvi un bel ventennio di mutuo per permettervi un appartamento decente, di quelli grandi 80 mq che un impiegato con un buono stipendio una quarantina di anni fa si poteva permettere.
La generazione dei nati negli anni settanta, con gli stipendi degli anni duemila, non può permettersi questa eresia.
Manco riflette sul fatto che nelle case dove abitavano i nostri nonni c'era l'ingresso, il corridoio, il soggiorno, la cucina e poi le varie stanze. Oggi ingresso, corridoio, cucina e soggiorno sono un solo ambiente da meno di 30 mq.
Io penso che i termini "ingresso", "corridoio" e "soggiorno" siano in via d'estinzione.
Il fatto è che la mia generazione, arrivato il turno nostro di farsi una famiglia, si è trovata con stipendi ridicoli e case a prezzi mostruosi, inavvicinabili. Ci dovrebbe rodere il culo, ma no, perché? C'è Sky,  Zara, H&M, Mediaworld, la Play 3 e il televisore LCD. Sti cazzi dell'ingresso e del corridoio.
Al massimo aspettiamo nonna o mamma muoiano e ce li prenderemo da vecchi.

Sei nato nel 1976 a Roma quartiere Prati? Vuoi continuare a vivere in quella zona?
Guadagni circa 2000 euro al mese e tua moglie circa 1500? Comincia ad andare a cercare fuori, perchè con le tue entrate, peraltro buone, lì non ci puoi stare.
Inizia a considerare che userai spesso l'auto per andare a lavoro e pensa anche a un bello scooter, col solo scopo di dormire qualche minuto in più e schivare l'ora di punta.
E fatti il segno della croce ogni mattina, perchè lo sai quante sono le percentuali di cadere e di farsi male, con le strade dissestate di Roma.
 
Questa città di Roma, ha case carissime e quelle accessibili  sono lontane e non godono di servizi basilari, quali strade e mezzi pubblici. Risultato?
Boh, non lo so. Lasciamoci cuocere nel traffico e consumiamo fino all'ultima goccia di petrolio, fino all'autodistruzione.
Buon rientro dalle ferie (se le avete fatte)